Campi di ricerca

Il primo “campo di ricerca”, per la rinascita dell'insediamento medievale di Castelvecchio, è del 1979, anno in cui pochi volenterosi decisero di affrontare un  bosco impenetrabile, posto su una collina isolata della Valdelsa, detto “delle Torracce”, termine dispregiativo per indicare i tronconi di due vecchie torri che superavano in altezza il manto verde dell'intricata vegetazione.

Dopo la prima visita, che dette risultati sorprendenti, a quei pochi volenterosi se ne aggiunsero altri e nel giro di qualche anno i “campi di ricerca” di Castelvecchio, approvati dall'architetto Marisa Forlani Conti e dal dottor Guglielmo Triches, rispettivamente titolari della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle Province di Siena e Grosseto e della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, acquistarono una meritata fama. Fin dai primi anni, gli operatori che affluivano spontaneamente a Castelvecchio non erano soltanto locali o delle zone vicine, ma di  tutte le parti d'Italia, dal Piemonte alla Sicilia, nonché di paesi stranieri, perfino degli Stati Uniti d'America. Tutti lavoravano gratuitamente, pieni di entusiasmo, destando la meraviglia dei visitatori di Castelvecchio che non riuscivano a rendersi conto dell'impegno dei volontari, compresi quelli venuti da lontano, disposti a pagarsi le spese di  mantenimento, pur di contribuire alla rinascita dell'antico insediamento. Tra i visitatori compiaciuti, val la pena ricordarne uno, il primo ministro inglese Tony Bair che nel 1997 venne a Castelvecchio in forma strettamente privata. Nel 2009 è stato festeggiato il trentesimo anno di attività a Castelvecchio, il cosiddetto “Trentennale” e in quell'occasione sono tornati a centinaia quelli che vi avevano lavorato ed è stato pubblicato un libro dal titolo “I campi di Castelvecchio”, avendo l'ennesimo sostegno della Banca di Credito Coperativo di Cambiano. Dal “Trentennale” in poi sono ulteriormente aumentate le presenze a Castelvecchio, specialmente di giovani e giovanissimi, tanto che nell'estate del 2011 il numero delle presenze è stato molto elevato.

Da segnalare che nel corso delle ricerche di superficie Castelvecchio ha mostrato un altro suo tesoro: numerosi reperti in ceramica e in metallo che raccontano la vita di tutti i giorni in una comunità medievale scomparsa repentinamente. Potrebbero essere la base di un futuro museo, certamente di grande interesse socio-culturale.