Urbanistica

Considerato il posizionamento dei fabbricati entro una cinta muraria a pianta ellittica allungata, realizzata tenendo conto delle linee di livello, in una collina protetta da dirupi scoscesi e da due torrenti, l'urbanistica è, come l'architettura, testimonianza attestante uno dei periodi della storia umana e si propone, inoltre, quale esempio eminente della interazione umana con l'ambiente, come verrà dimostrato.

La collocazione dei fabbricati, a qualunque categoria appartengano, è in funzione di una ricercata e necessaria esigenza statica dipendente dalle rocce emergenti dal terreno, consuetudine, questa, accertata in molti centri abitati del Medioevo. Pertanto, gli stessi fabbricati, quasi sempre a pianta rettangolare, non risultano allineati tra loro, tranne quelli prospicienti la strada principale, per un bisogno estetico e per comodità di transito dei veicoli. Ed è proprio per rispettare estetica e comodità che un fabbricato, posto su detta strada principale, ha pianta trapezoidale e mantiene, così, l'allineamento generale, ritenuto obbligatorio nel caso specifico.

Un criterio esclusivo di Castelvecchio, dove si studiavano e si adottavano tutti i sistemi di difesa possibili, è il frequente collegamento tra loro dei fabbricati di civile abitazione, mediante muri di vario spessore e consistenza, nell'intento di creare delle strutture difensive interne alla cinta muraria. Anche la chiesa ha un proprio impianto difensivo costituito da muri e fabbricati adiacenti.

L'urbanistica di Castelvecchio subì delle trasformazioni dopo il 1210, anno del passaggio da Volterra a San Gimignano. E' di quel tempo la realizzazione dell'antiporta, del ponte levatoio e del fossato. Inoltre i Sangimignanesi realizzarono dei nuovi bastioni sul lato meridionale della cinta muraria per controllare i movimenti dei Volterrani e prevenirne gli attacchi. Altre trasformazioni e adattamenti, sempre in linea con le caratteristiche consolidate, vi furono durante il XIII secolo per necessità belliche e nel XIV secolo con lo spostamento del confine sul Montespeculo e la realizzazione del Castelnuovo (oggi Castelsangimignano).

Dopo i danni causati dal terremoto del 28 e 29 settembre 1453 e dal periodo di abbandono, tra il 1453 e il 1458, gli abitanti di Castelvecchio dovettero provvedere a interventi di vario genere, compresi il consolidamento e il restauro, mantenendo l'uso delle pietre di calcare cavernoso estratte dalla cava locale. L'ultima trasformazione avvenne tra il 1458 e il 1466, quando venne innalzata la torre occidentale, appoggiata in parte sulla cinta muraria e protetta da una struttura difensiva autonoma, sempre con l'uso di pietre della citata cava locale, tanto che, a prima vista, la stessa torre sembra edificata nel Duecento, anziché nel Quattrocento.

Un'ultima importante considerazione merita la già ricordata cinta muraria che si sviluppa per circa settecento metri, come è stato detto, simile ad una ellisse allungata, con una punta verso est e all'interno un'area di 20.000 metri quadrati, dalle caratteristiche legate all'urbanistica e all'ambiente naturale. La stessa cinta muraria segue, infatti, una linea di livello posta a circa 380 metri di altitudine, in modo che all'interno il terreno salga leggermente fino ai 385 metri di altitudine della chiesa e all'esterno scenda a strapiombo sui due torrenti che si trovano ad un'altitudine di 250 metri. Da ciò ne deriva che l'altezza della cinta muraria passi dai due metri o poco più all'interno, ai quattro-cinque metri all'esterno.

La ripetuta cinta muraria, oltre a proteggere l'insediamento costituito da fabbricati civili, militari e pubblici, collocati nella parte centrale e occidentale della collina, racchiudeva nel proprio ambito un'area (poco meno della metà dei suddetti 20.000 metri quadrati) suddivisa, a sua volta, in due porzioni di terreno: la minore destinata a cava di calcare cavernoso, la maggiore a coltivazioni varie e pascolo del bestiame. All'estremità della cinta muraria, in corrispondenza della citata "punta verso est" che sfruttava una prominenza del terreno collinoso, venne costruita una torre (oggi nota come torre orientale) alta venti metri, dalla cui sommità si controllava agevolmente tutta l'alta Valdelsa, a cominciare dall'incrocio della via Francigena con la via del Sale e si ricevevano segnalazioni dai più lontani punti d'osservazione, a sud di Casole d'Elsa, fino alla Montagnola Senese.

Nel complesso, Castelvecchio si è sviluppato con una palese influenza dell'elemento umano con l'elemento naturale che ha permesso all'insediamento di mantenere a lungo una posizione di primo piano. In altre parole, Castelvecchio va ritenuto un "esempio eminente della interazione umana con l'ambiente", come proposto all'inizio della presente trattazione. E tale "esempio" si è conservato grazie alla protezione plurisecolare della coltre di vegetazione boschiva.